Siamo abituati a vederli fendere i nostri cieli, ma questa volta assomigliano più a dei pesci che a dei volatili.
Sono i droni realizzati dall’ENEA, in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata, l’ISPRA e il Corpo delle Capitanierie di Porto per la difesa di Venezia dall’acqua alta.
Questi pesci-robot si distinguono per la conformazione a sciame: ogni drone rappresenta un nodo della rete che comunica con gli altri attraverso un sistema ottico, che funziona solo in acque pulite e a distanze brevi, e uno acustico, adatto alle acque sporche.
Numerose le possibili applicazioni di questa tecnologia: dalla sorveglianza sottomarina di petrolifere, gasdotti e porti alle attività di soccorso; dal monitoraggio dei flussi migranti alla salvaguardia di flora e fauna marina.
Nel prossimo futuro l’Enea punta ad implementare la tecnologia creando una “autostrada sottomarina”, progetto realizzabile attraverso l’installazione di un modem multicanale ottico-acustico che, grazie allo scambio di informazioni tra droni, invierà dati alla superficie a velocità di megabit al secondo.
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