Riuscire a recuperare l’energia abitualmente dissipata dalle valvole inserendo al loro interno una piccola turbina.
È l’ultima scoperta del Politecnico di Milano che ha elaborato un innovativo dispositivo in grado di regolare il flusso di un liquido (si pensi alle valvole impiegate nei rubinetti di casa, sugli acquedotti o sugli impianti oil&gas) e, al contempo, rendere immediatamente disponibile l’energia prodotta.
Per raggiungere questo risultato, alle tradizionali valvole a globo, sfera e a fuso, costituite da un otturatore, un corpo a valvola e un deviatore, sono aggiunti alcuni elementi: un albero, un girante – la turbina – e dei supporti utili a mantenere l’asse girante. La piccola turbina, realizzata ad hoc con pale di forma diversa, viene direttamente collegata all’albero in grado di trasmettere all’esterno l’energia meccanica estratta dal flusso; questa viene trasformata in elettricità grazie al collegamento con un generatore.
Il dispositivo, potenzialmente applicabile a tutti i fluidi incomprimibili e comprimibili, ha già ottenuto tre brevetti e fatto registrare un importante recupero energetico all’interno del laboratorio: “Abbiamo visto che una valvola su una pipeline da 7,5 cm di diametro (ad esempio per un piccolo acquedotto) con un salto medio di 3 bar e una portata media di 15-17 litri/secondo è in grado di produrre circa 400 kWh/mese: per valutare questo dato basti pensare che una famiglia media europea di 4 persone consuma 250 kWWh/mese – ha spiegato Stefano Malavasi, professore di Idraulica al PoliMi che ha lavorato al progetto –. Questa energia può essere riutilizzata o per autoregolare la stessa valvola, che diventerebbe una valvola autonoma, che non necessita di alimentazione e potrebbe essere comandata in wireless; oppure per alimentare qualche altro dispositivo: un sensore, delle lampadine e così via. In realtà può servire a entrambe le cose, in quanto l’energia recuperata è superiore a quella che serve all’alimentazione della valvola”.
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