Illuminare dispotivi e schermi digitali attraverso un chip formato da micro-strutture di grafene invisibili ad occhio nudo. È l’ultimo lavoro dei ricercatori della Columbia University di New York e rappresenta il primo esempio di uso della luce incandescente su di un chip.
Il team è riuscito ad “illuminare” un materiale invisibile ad occhio nudo sfruttando la proprietà di queste micro strutture e, in particolare, la loro resistenza al calore: “La luce visibile dal grafene atomicamente sottile è così intensa da essere vista anche ad occhio nudo, senza un ingrandimento extra”, ha spiegato Young Duck Kim, autore dello studio. Questa resistenza, infatti, favorisce l’emissione della luce senza l’ausilio di circuiti elettrici o comuni filamenti e, soprattutto, richiede meno energia per raggiungere la temperatura utile all’emissione della luce visibile.
Altra novità della Columbia University il “motore ad evaporazione” che sfrutta la proprietà di alcune spore batteriche di allungarsi o accorciarsi, e quindi di trascinare un dispositivo collegato, a seconda delle variazioni dell’umidità nell’aria. La scoperta, fatta dal Professore di Scienze biologiche, Ozgur Sahin, ha permesso di produrre l’energia utile ad accendere una piccola lampadina e a muovere un modellino di automobile: “Quando abbiamo piazzato dell’acqua sotto al dispositivo questo ha improvvisamente preso vita, muovendosi da solo”, ha spiegato il Professore.
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