Efficienza, verso i giusti compromessi

TavolafireCreare un fronte comune, un tavolo condiviso, per acquisire forza di fronte alle Istituzioni. Presentare le stesse criticità al Governo può essere la leva vincente per spingerlo a lavorare sui reali bisogni degli stakeholder operanti nel settore dell’efficienza.

Ed è questo l’obiettivo palesato nel convegno FireCertificati bianchi: titoli di efficienza energetica a portata di mano” svoltosi a Roma lo scorso 19 marzo.

È Claudio Artioli di Federutility a farsi portavoce dagli operatori presenti in sala elencando le maggiori criticità che hanno incontrato nel corso degli anni: “In primo luogo occorre snellire l’iter burocratico e la presentazione dei progetti, ad esempio sostituendo le email alla carta. A chi sostiene che PPPM e schede standard non servano più rispondo che non è vero: il futuro del meccanismo dei certificati bianchi risiede nell’industria e nei progetti a consuntivo, ma non per questo si devono abbandonare le schede tecniche. Il decollo del meccanismo dei TEE è avvenuto grazie al tau, il coefficiente di durabilità: non bisogna ostacolarne il modus operandi, perché ha il pregio di riconoscere i risparmi potenziali dell’intervento nell’ottica dell’univocità della vita tecnica di ogni dispositivo. Le ESCo possono elevare il generale livello qualitativo degli interventi, ma occorre escludere coloro che vogliono conquistare i certificati bianchi con un approccio ‘mordi e fuggi’, con una prospettiva del ‘qui e ora’”.

Anche Claudio Ferrari, Presidente di Federesco, mette sul tavolo alcuni punti critici: “Da un lato c’è un rischio che tocca i sistemi di certificazione, perchè si dovranno raggiungere delle definizioni che siano il più possibile vicino alle richieste degli operatori; dall’altro, occore iniziare ad affrontare il tema della concorrenza che, per le ESCo, non riguarda altre società, ma i grandi operatori del mercato”.

E da Paolo Colombo, ANIE Energia, moniti e proposte per riuscire a far crescere di pari passo la tecnologia e il mercato: “La scheda numero 30, che da gennaio 2015 è caduta in disuso, fa sì che i costruttori non possano produrre motori al di sotto della classe di effcienza IE3. Pertanto si potrebbe iniziare a ragionare sull’espansione orizzontale della gamma di motori con estensioni fino ai 1000 kW e sull’installazione nel motore di magneti permanenti che consentirebbero importanti risparmi e il salto tecnologico dalla IE1 alla IE4”.

Di seguito alcuni nodi da sciogliere presentati dagli operatori presenti in sala.

Massimo Civati, Assistal

Alessandro Fontana, ANIMA

Dario di Santo, Fire

 

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