Elettromobilità, libro bianco: mancano interventi concreti

RicaricacondominialePer dare una scossa al mercato occorre favorire lo sviluppo di una rete di ricarica… privata. L’infrastruttura pubblica è – e resta – fondamentale per incentivare l’adozione del veicolo elettrico, ma l’utente vuole avere la possibilità di ricaricare il mezzo nel proprio domicilio.

Una spinta in questa direzione è arrivata nell’aprile 2010 con la deliberazione ARG/elt 56/10 dell’Aeegsi che rimuoveva i vincoli normativi sui punti di prelievo dell’energia nei luoghi privati e stimolava, da parte condominiale, l’allestimento di colonnine nei box individuali e nei parcheggi di uso comune. Inoltre, favorendo il Pod domestico e il prelievo addizionale con contatore dedicato nei condomini e nei parcheggi aziendali, facilitava la carica anche ai mezzi per il trasporto merci.

D’altro canto, perché non pensare alla realizzazione di stazioni di car sharing presso le abitazioni dei potenziali utenti, nei condomini delle aree densamente urbanizzate, per sopperire alla scarsa capillarità delle stazioni e rendere più attrattivo il (nuovo) mercato immobiliare?

E perché non puntare, superando lo scetticismo iniziale (dovuto in primis al prezzo e all’autonomia), sull’ibrido plug-in (Phev) pensato per l’utilizzo in contesti urbani ed extra-urbani con una batteria (ricaricabile) che garantisce un’autonomia di 30 km e un motore termico tradizionale?

Di proposte e tecnologie l’Italia è ricca: sono molti i comuni (si pensi a Milano, Torino e Bologna) che hanno già adottato delle misure per favorire l’adozione del veicolo elettrico, ma tutte queste azioni restano a compartimenti stagni. Occorre attendere, e stimolare, una coordinazione a livello regionale che affianchi la decisa presa di posizione delle istituzioni.

Questo e altro nell’intervista a Pietro Menga, presidente Cei-Cives, oggi sul numero di e7 La via italiana per le tariffe idriche.

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