Rinnovabili: dall’Italia le opportunità per il futuro energetico mondiale

futurorinnovabili“I Governi di tutto il mondo hanno la responsabilità di investire nelle nuove tecnologie per ridurre le emissioni di gas nocivi e l’impatto ambientale del sistema mondo. I progressi fatti finora nei diversi settori tecnologici risultano essere troppo lenti: da subito dobbiamo creare un clima di fiducia, sbloccare il “carburante nascosto” e velocizzare lo sviluppo nell’innovazione”.

Forte l’appello lanciato da Umberto di Matteo, presidente ISES Italia e direttore dipartimento Energia e Ambiente dell’Università Marconi, durante il convegno “2050: l’energia del futuro” tenutosi a Roma il 16 maggio presso la sede di via Plinio dell’università Marconi. Pur dipingendo un quadro d’ampio respiro, con riferimento al 2050, di Matteo sottolinea l’urgenza di sopperire alla crescente domanda energetica mondiale.

“Dal 1971 al 2011 il fabbisogno di energia primaria a livello mondiale è più che raddoppiato, passando da 6000 milioni a 13000 milioni di tonnellate di petrolio. La domanda energetica è destinata a crescere del 65%, soprattutto nei Paesi asiatici – Cina e, in seconda battuta, India – e ad essere soddisfatta per una porzione crescente dalle rinnovabili”.

Una richiesta incalzante, quella del Presidente Ises, che trova immediata risposta nella sequela di ricerche innovative presentate durante la manifestazione le quali, talvolta, sono date per scontato “minimizzando gli sforzi e le capacità, spesso italiane, su cui poggiano”, Antonio Jr Ruggiero, direttore responsabile Eidos.

“Per capire se lo shale gas può essere rinnovabile dobbiamo partire dall’esperienza del Coal Bed Methane, il gas metano intrappolato stratigraficamente e chimicofisicamente nel carbone e nella lignite, di cui l’Italia è ricca nelle zone del Sulcis e di Ribolla” spiega Fedora Quattrocchi dell’Istituto nazionale Geofisica e Vulcanologia “Il CBM potrebbe essere catalizzato tramite l’acqua per produrre shale gas in modo continuativo e diventare rinnovabile: grazie all’iniezione di catalizzatori batterici potremmo stimolare la bioconversione del carbonio in metano. Inoltre, con la parziale ossidazione chimica del carbone tramite le acque meteoritiche circolanti, saremmo in grado di sostenere l’attacco microbico e rafforzare la conversione a metano”. Il tutto con importanti applicazioni e collegamenti con le gassiere, le navi cisterna per il trasporto del petrolio liquefatto.

E dal mondo delle nanotecnologie significative le applicazioni per il fotovoltaico con ritorni per il comparto architettonico: “Grazie agli studi condotti sul nanomondo siamo ormai in grado di manipolare atomi e molecole per migliorare le tecnologie esistenti e creare nuovi scenari” afferma Aldo Di Carlo, condirettore Polo solare organico della Regione Lazio e professore presso l’università Tor Vergata “Il 2013 è stato l’anno della svolta per le tecnologie organiche ibride, organiche e inorganiche: abbiamo realizzato un modulo fotovoltaico con perovskiti ibride organiche e non, sostituendolo al silicio all’interno della cella tradizionale. Questo materiale, che si presenta come un inchiostro, può essere facilmente depositato tramite le convenzionali tecniche di stampa liquida garantendo un’efficienza del 17.9%”. “Il fotovoltaico stampabile” prosegue Di Carlo “crea un nuovo paradigma a basso costo e basso impatto ambientale perfettamente integrabile a livello architettonico: modificando la molecola è possibile cambiare il colore della cella adattandola alle diverse esigenze”.

Nell’eolico invece cosa accade? “Forte di tecnologie ormai consolidate da più di 15 anni, l’Italia deve, nel medio periodo, non pensare a tecnologie di storage da aggiungere ai moduli esistenti, ma puntare su impianti a ciclo combinato e sul backup di quelli esistenti” sostiene Simone Togni, presidente Associazione nazionale energia del vento.

Rilevante anche la ricerca dell’ing. Guglielmo Sessa che ha realizzato un brevetto per ridurre la quantità di plastica dispersa nelle acque mondiali aprendo nuovi scenari all’interno del trasporto navale: “Abbiamo pensato di applicare la tecnologia CDR – Combustibile Derivato dai Rifiuti – alle piattaforme che intercettano il materiale plastico per trasformare questi scarti in combustibile. Con un magazzino per la raccolta delle ceneri collocato nella poppa della nave termovalorizzatore sarà possibile effettuare lo stoccaggio separato di ceneri e scorie. Applicando le fonti rinnovabili – perché il CDR “di qualità” può essere definito tale – al trasporto marittimo potremmo ridurre i costi del prodotto finale”.

Infine, l’ultima battuta spetta a una delle fonti energetiche più controverse: il nucleare. “I reattori nucleari di IV generazione sono ormai una tecnologia consolidata: sono più sicuri rispetto a quelli delle generazioni precedenti e producono calore di ottima qualità, adoperabile per la produzione di idrogeno” afferma Matteo Martini dell’università Guglielmo Marconi “Inoltre, spesso ci si dimentica delle potenzialità dei reattori ad Amplificazione di Energia (ADS) che producono poche scorie radioattive e bruciano quelle stoccate rendendole inerti nei successivi 500 anni”.

Una richiesta incalzante che arriva anche dall’Istituzione, pronta allo sfruttamento delle rinnovabili per raggiungere i propri obiettivi nel prossimo futuro “Più che al 2050 dobbiamo guardare al 2020 e al 2030 con un finanziamento annuo per le rinnovabili di 12 miliardi di euro. Il Governo vuole puntare sul nucleare, sul ruolo dell’idrogeno quale vettore energetico e sul cambio combustibile per ridurre, entro questo lasso di tempo, l’emissione di anidride carbonica” Sebastiano Serra capo della segreteria tecnica del Ministro dell’Ambiente.

Di seguito le presentazioni dei relatori presenti alla manifestazione

2050: il ruolo della ricerca in fisica delle alte energie

La tecnica della propulsione a CDR per la riduzione della plastica destinata a rifiuto

Presentazione ISES 2050: l’energia del futuro

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