Regenesi: il rigenerato sostenibile Made in Italy

RegenesiRidare nuova vita ai materiali combinando l’innovazione tecnologica alle – quasi inconsuete – capacità artigianali. Questo l’obiettivo di Regenesi, azienda nata nel 2009 che vuole fare del “Made in Italy rigenerato” un vanto per il Paese. Con l’Ad Silvia Pazzi scopriamo le possibilità derivanti dall’incontro tra moda e riciclo/rigenerazione.

Quali sono gli elementi che vi contraddistinguono?

Regenesi nasce con l’intento di realizzare oggetti di moda e design esteticamente belli e unici con materiali che avevano una vita differente da quella successiva. In primo luogo ci accertiamo che le materie prime seconde che acquistiamo siano state lavorate senza l’aggiunta di materiali tossici e col minore uso di energia possibile; ogni materiale dispone anche di una certificazione che mostra la quantità di CO2 immessa nell’aria per la sua produzione. Ci contraddistinguono, poi, l’uso di materiali di post-consumo e, per progetti realizzati con altri brand, di materiali rigenerati. Qui bisogna fare una distinzione tra terminologie solo apparentemente simili: se per il riuso adopero il tappo della lattina di coca cola per realizzare un orecchino, per la rigenerazione adopero questo tappo e creo nuovi materiali. Ad esempio, abbiamo prodotto bracciali con bottoni di camicie e montature di occhiali.

Quali materiali adoperate per realizzare i vostri prodotti?

Disponiamo di una ampia materioteca: dalle plastiche all’alluminio, dalla pelle (che proviene da finitura vegetale ed è trattata con sostanze naturali) alla carta, i materiali che sfruttiamo sono molteplici. Per la linea o-Re-gami, ad esempio, adoperiamo pelle rigenerata come fosse carta, creando oggetti tridimensionali come centrotavola o portaoggetti. Non tutti i materiali arrivano dall’Italia, alcuni provengono da Paesi europei come Germania e Gran Bretagna. Questa scelta è a favore di una maggior tracciabilità degli scarti. Abbiamo anche pensato, con la collaborazione di un noto gestore telefonico, di occuparci del recupero di vecchi cellulari per realizzare nuovi materiali e oggetti, ma non siamo riusciti a portare a termine il progetto…

La vostra anima risponde alle richieste dei nuovi consumatori?

Mi piace più parlare di azienda etica piuttosto che ecologica: è un approccio culturale quello che ci guida, una filosofia di vita che abbraccia la vita di una persona, a casa e fuori. Oggi sono gli utenti che richiedono, alle imprese, di perseguire determinati valori (in alcune erano già insiti), soprattutto dopo gli ultimi anni di crisi economica e culturale. Da quando abbiamo iniziato a lavorare sul progetto aziendale, nel 2007, la società è cambiata: in Italia, in particolare, è molto più sensibile e consapevole. Nonostante ciò, c’è ancora molto da fare su questi temi: per accrescere la conoscenza, sul tema del riciclo ad esempio, sono in primo luogo le aziende a dover promuovere una comunicazione chiara.

Riuscite a promuovere l’occupazione locale?

Il nostro è un modello organizzativo a rete che si avvale di eccellenza nell’ambito della produzione e dei servizi. Questo ci ha permesso di favorire l’assunzione nelle zone di interesse e di esportare i nostri prodotti, pur essendo un’azienda giovane.

Con la linea Moto-Recycling, realizzata in collaborazione con Dainese, avete prodotto accessori rigenerati dalle tute dismesse dei piloti. Pensate che la vostra ideologia sia conciliabile con i settori “high profile”?

Abbiamo instaurato partnership e progetti di co-branding con note aziende, quali ad esempio Dainese e Lamborghini. La scelta di queste realtà di collaborare con Regenesi nasce dal valore che incorpora, una garanzia di sostenibilità a partire dalla scelta dei materiali utilizzati che, in altro caso, sarebbero eliminati.

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